31 gennaio 2013

Facilitare la nanna: cuscino con noccioli di ciliegio


Quando entro nel mio letto in inverno adoro trovare il tepore dello scaldasonno ad accogliermi. Già quando spingo l'interruttore ON pregusto il momento di entrare sotto le coperte. Quel calduccio mi avvolge e passo al sonno in un nano-secondo.
 
Così ho pensato: perchè non far trovare un po' di calduccio anche ai miei piccoli nel loro lettino?

L'idea mi è venuta sopratutto quando con l'irrigidirsi delle temperature nel mese di novembre ho notato che Acciuga, che si addormentava alla poppa, avvolto dal calduccio del mio abbraccio sistematicamente si svegliava appena lo mettevo nel lettino forse disturbato dal rapido cambio di temperatura.
Così ho pensato di provare a scaldare anche il letto dei miei piccoli in modo da rendere ancora più accogliente l'ingresso sotto le coperte e conciliare il loro sonno.
 
Tra le varie soluzioni in commercio ho scelto di usare i cuscini con dentro i noccioli di ciliegio.
Le  ragioni sono principalmente due: la sicurezza e il fatto che si tratta di materiali del tutto naturali.
Le varie boulle di acqua calda, i vari scadini elettrici non mi davano una grande affidabilità nel lettino di un neonato, se si fossero accidentalmente rotti o avessero versato il loro contenuto scottando i bambini?
Il cuscino con i noccioli di ciliegio è un sistema semplice, naturale, ma a mio parere geniale: un sacchetto di stoffa riempito di noccioli di ciliegio che si scalda per qualche minuto in forno o nel microonde ed è pronto all'uso. Nasce per dare sollievo a contratture, mal di collo e schiena, ma anche come coccola per conciliare il sonno dei più piccoli funziona alla perfezione.

I nostri cuscini li abbiamo scelti insieme a Birby su questo sito: www.nocciolidiciliegio.it   che ha una gran varietà di prodotti anche adatti ai più piccini.
Se siete un minimo pratiche di macchina da cucire esiste anche la possibilità di fabbricarsi dei cuscini acquistando noccioli sfusi (li vendono anche sul sito che ho segnalato) oppure si possono raccogliere i noccioli quando si mangiano le ciliegie, ma il sistema per la pulitura è piuttosto macchinoso e secondo me non ne vale un gran che la pena.
Il tepore si mantiene a lungo senza pericolo di scottature.

 

Birby annusa il cuscino caldo perchè effettivamente odora di buono, lei dice "di pane", abbraccia il suo cuscino e spesso si addormenta mettendolo sulla pancia.
Per Acciuga uso il cuscino per scaldare il lettino mentre gli metto il pigiamino e quando lo metto a letto posiziono il cuscino al suo fianco così che possa godere del tepore.
 
E aspettare quel minutino perchè si scaldi in cuscino nel microonde è diventato uno dei tanti rituali della buonanotte, una vera a propria piacevole coccola in questo freddo inverno.

23 gennaio 2013

Primo incontro

Era primavera ed ero in palestra. Frequentavo il corso di Karate da un paio d'anni con un'amica.
Una vera e propria folgorazione per quella disciplina così dura, così rituale ed antica, così profonda.
Nella fatica, nel sudore dell'allenamento, in quel silenzio imposto durante gli esercizi, ingabbiavo e scaricavo le energie esplosive dei miei venti anni.
Non perdevo una lezione.
 
La prima immagine che ho di lui è un controluce di spalle.
 
Appare in fondo al dojo ad allenamento iniziato.
" E questo chi è?" penso.
Indossa il kimono e una cintura blu. Saluta gli altri con confidenza.
" Però che belle spalle" mi sorprendo a pensare.
Poi si gira e di colpo incontro il suo sguardo.
Ma che razza di occhi. Rimango senza fiato. Verdi chiarissimi, quasi gialli molto simili a quelli di un gatto. Non so perchè ma il mio cuore comincia a galoppare.
 
Il maestro scandisce la sequenza degli esercizi che io eseguo in automatico. Nella mia gola un groppo, nel mio cuore stampati, quegli occhi verdi.
Lo osservo a distanza incuriosita per tutta la lezione cercando di valutare approssimativamente quanti anni possa avere, cosa non proprio facile. Con il kimono infatti, siamo un po' tutti uguali, io a dir la verità sembravo proprio una bambina della scuola media anche se avevo vent'anni. Il kimono annnulla gran parte delle differenze, che tu sia giovane, vecchio, donna, uomo o ragazzino, che tu sia operaio o manager, ricco o povero, quella veste bianca annulla tutto. In quel momento sei un praticante e quello che ti contraddistingue è solo il colore della tua cintura che indica il livello di esperienza.

Poi arriva il momento del combattimento a coppie.
Ci posizioniamo in ordine di grado e ci mettiamo uno di fronte all'altro. Combatto con il maestro. Sono un po' distratta e non riesco bene a parare qualche pugno che mi arriva di striscio. La pelle mi brucia, ma non sembra interessarmi un gran chè. Con la coda dell'occhio seguo il nuovo arrivato. Il maestro comanda di fermarsi e di cambiare le coppie.
 
Quegli occhi verdi sono di colpo ora di fronte a me.
Mi fissano. Occhi negli occhi. Come in ogni combattimento.
Mi fissano, stavolta sento che non è come in ogni combattimento. In quegli occhi mi perdo.
Mi assento e non sento il comando dell'attacco.
Un pugno controllato ma deciso mi colpisce in piena pancia.
Occhi verdi, non scherzi! Bel contatto!
Cado all'indietro seduta in terra.
Mi raggiungi e mi porgi la tua mano per rialzarmi. Quel contatto mi fa vibrare dentro qualcosa. Mi chiedi se è tutto ok, e per la prima volta sento la tua voce. Mi incollo a quegli occhi col cuore che batte.
 
Quanta strada da quel primo incontro-scontro.
Quegli occhi verdi hanno poi avuto un nome, un sapore, un profumo e sono diventati presto il centro dei mie pensieri. Il nostro amore, nato in un dojo, è cresciuto con tempo ed è diventato la nostra scommessa.  Ci sono state tante uscite insieme, qualche viaggio, un matrimonio, una casa, due figli, il lavoro che cambia, gioie e dolori e la vita quotidiana insieme.
E proprio oggi che i doveri e le incombenze ci risucchiano, proprio oggi che sento il peso e la fatica della quotidianità proprio oggi mi piace ricordare quel giorno.
Per riassaporare il momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati ed è nato tutto.
Ironicamente, da un pugno.

21 gennaio 2013

La sicurezza dei confini


Vi osservo dormire bambini miei.
Tu nella tua cameretta,  i tuoi riccioli ribelli, nel tuo letto da grande con la sbarretta per non cadere e tu piccino mio nel tuo lettino a cancelli, ancora nella nostra camera.
 
Quanto vi rendono ancora così diversi i tre anni che vi dividono. Due mondi che si sfiorano appena.
 
C'è un aspetto comune nel vostro dormire...state entrambi sul bordo, appoggiati al confine.
Tu sbuchi appena dal piumone e te ne stai letteralmente incastrata tra il materasso e il muro che fiancheggia il tuo letto. Ti addormenti nel centro, ma appena scivoli nel sonno torni sempre lì, in quella fessura con la schiena appoggiata al muro. Lo cerchi quell'appoggio, quel confine, che sembra darti sicurezza.

E te piccino hai lasciato la culla di vimini da un paio di mesi per il lettino. I primi giorni non sono stati facili, faticavi a prendere sonno. Troppo spazio, ho pensato. Ti mettevo giù e aprivi le braccia cercando il bordo "quel confine" che nel lettino ti sfuggiva.
Poi ho capito e ci ho messo un asciugamano arrotolato per rimpicciolire lo spazio. A quello ti appoggio quando ti addormenti e  sereno ti affidi al sonno.
 
Mi fate riflettere bambini, anche per il vostro modo di dormire.
 
E' nostro compito di genitori delimitare i confini entro cui dovrete muovervi quando i vostri occhietti sono svegli, nella vita.
Lo so già, lo sperimento già con Birbina, non è compito facile.
 
Regole, divieti, concessioni, contrattazioni che disegnano l'argine d'azione entro cui vi muovete.
Ne avete bisogno di questi confini, per muovervi sereni e crescere.
Ne avete bisogno di questi confini, il vostro modo di dormire lo racconta senza parlare.
Ne avete bisogno di questi confini per appoggiarvi e sorreggervi.
 
Limiti e margini che vi danno sicurezza.
 

15 gennaio 2013

ho quasi 4 anni e ciuccio


Alle soglie dei suoi quattro anni Birbina è un vulcano di energia.
Una bimba vispa, allegra e solare. La maestra la definisce SPLENDENTE perchè dice che ha sempre il sorriso.
 
Alle soglie dei suoi quattro anni Birbina ciuccia ancora.
Di notte sopratutto, ma anche quando torna dall'asilo ed è un po' stanca.
 
E' grande, lo so e quella consolazione così infantile e così deleteria per il suo palato e il suo sorriso dovrebbe già essere un ricordo da un pezzo.
La responsabilità è mia, ne sono consapevole.
Dalla prima volta che alla visita dei tre anni la pediatra mi ha suggerito di far sparire il ciuccio ne è passato di tempo e i suoi dentini hanno preso la piega a coniglietto.
A mia parziale discolpa posso dire però nel nel frattempo sono accadute diverse cose. Il cambio di asilo per Birbina, la nascita del fratellino, il mio rientro al lavoro.  Tutti eventi potenzialmente destabilizzanti a cui la nostra donnina mignon ha reagito con positività ed adattamento e... ciucciando.
A dir la verità quel ciuccio un po' comodo l'ha fatto anche a me in tante situazioni: per sedare un capriccio, per farla rilassare, per accelerare una nanna, sopratutto quando anche io ero stanca, come subito dopo la nascita di Acciuga e  come ad esempio ora che il furbino ha smesso di dormire la notte ( speriamo passi).
Su questo tema il mondo intero si sente in dovere di correre in mio aiuto dispensando consigli e tecniche varie:
  • buttalo dalla finestra,
  • fallo sparire che piangerà tre giorni ma poi se lo dimentica, 
  • lasciale un biglietto quando torna dall'asilo con scritto " il ciuccio l'ho preso io" firmato la Befana,
  • fagli un buco in cima
Io proprio non ce la faccio. Non ora almeno.
Qualche volta penso che forse piano piano lascerà il ciuccio da sola, forse si stancherà e quando sarà pronta smetterà di ciucciare. Io la incalzo spesso proponendole le varie possibilità " lascialo alla befana che ti porta un regalo, alla fatina dei denti che lo porta ai bambini poveri, guarda che sei grande ormai, lo sai che il ciuccio è stanco e vuole andare in vacanza" ma a quanto pare non sono un gran chè convincente perchè lei zitta zitta allunga la manina e afferra l'incriminato ciuccio e se lo ficca in bocca.

P.S. ironia della sorte il piccolo Acciuga che sarebbe legittimato a ciucciare, il ciuccio lo rifiuta proprio...farebbe tanto comodo, certe notti!

11 gennaio 2013

Blog di nicchia

Da una breve e superficiale ricerca on line fatta al solo fine di curiosità, mi sembra di capire che avere un blog detto "di nicchia" quindi indirizzato ad un pubblico preciso o su uno  tema specifico sia una chiave per assicurarsi un buon numero di lettori.
Il ragionamento fila, infatti tra i blog che seguo: Simply V racconta principalmente di moda e stile, Pane, Amore e Creatività appunto di idee creative, Maggie della sua particolare vita da mamma all'estero.
 
E io??
 
Veniamo al mio caso specifico: visto che scrivo solo per diletto potrei concentrarmi su un'unico tema solo se questa fosse  qualcosa di cui sono esperta o in cui diciamo sono una fuoriclasse, o perlomeno qualcosa che sia per me una grande passione.

In questo momento?

Odio ammetterlo: NIENTE

Ho una vita normale.
Un lavoro normale (e ringrazio che ce l'ho).
Cucino all'80% perchè devo e al 20% perchè mi va.
Sono una lettrice da treno, ovvero riesco a ritagliarmi tempo per leggere solo in treno.
In TV guardo prevalentemente cartoni animati, non per mia scelta, sia chiaro.
Mi occupo della casa al 90% per dovere.
L'ecologia è per me una tradizione familiare più che una scelta e una reale consapevolezza.
Mi piace lo sport, ma sono una karateka, ormai in pensione.
Mi ingegno a trovare strategie per risparmiare per far quadrare il budget familiare, come molti d'altronde, a non mi riesce un gran chè.
Viaggio molto con la fantasia e molto poco nella realtà.
Ho due figli, esperienza per me unica, ma comune a tante di voi e comunque non sono una mamma super. Questo di certo.
Sono creativa, so fare davvero un po' di tutto: cucicchio, annodo, incollo, trasformo, ma non mi sono mai specializzata in niente, i miei sono attacchi d'arte e passioni relegate al tempo libero, miraggi in questo momento.

E allora qual'è la mia nicchia?
La normalità?

Chissà.
Forse la risposta ce l'ha qualche visitatore che passa per caso di qua. (un applauso per la rima).

07 gennaio 2013

the downside of motherhood

Post non raccomandato a chi è in cerca di maternità.
 
 
Anche essere mamme ha il suo lato negativo, mettiamola così.
 
Premetto che l'elenco delle negatività di gran lunga più breve delle migliaia di fantastiche sfaccettature che la maternità porta con sè, comunque dal basso della mia quasi quadriennale esperienza di mamma, ora bis- ogni giorno una voce si aggiunge...piccolezze s'intende, quasi sempre.
 
L'aspetto sostanziale, il primo e principe che condiziona "negativamente" la libertà personale nella mammitudine è a una mamma non è concesso fare sciocchezze.
 
Come si dice a Firenze "una mamma un può fare i'bischero".
 
Perchè ogni cosa avrà conseguenze a catena e amplificate anche sul figlio (o figli) e la mamma lo sa bene, e il mondo glielo ricorda in continuazione.
Magari sei una che come me esce poco, sei astemia e guidi come una tartaruga per genetica, ma il fatto di sentirti in obbligo di non dover far sciocchezze, nel profondo ti rode un po'.
Così qualche sgassata, per sentirti libera qualche volta la dai, ma quando la strada è dritta e deserta, perchè quei due faccini che ti aspettano a casa li hai fissi in mente.
 
Poi c'è il fattore TIME FOR ME.
Cosa?
Scordatevelo. 
Se siete fortunati avrete si è no tempo per voi in solitudine quando riuscirete a chiudervi in bagno. In quel caso armatevi di riviste di moda o qualunque cosa vi piaccia e vi ricordi di essere anche altro oltre che mamme. Rifornite il vostro "rifugio". Il tempo è contato, se vi è concesso.
Io ieri ho fatto la doccia di fronte a Acciuga che ridacchiava sornione nella sdraietta, e la Birbina mi accompagna regolarmente appiccicata, qualunque cosa debba io fare in bagno.
 
Poi ci sono un sacco di piccole cose, inezie di certo che caratterizzano la mia vita di mamma e  che mi fanno sorridere ma che dentro mi rodono un po'.
 
Una di queste è il fatto che per un bel po' perderete il vostro nome di battesimo e all'asilo e al parco sarete per tutti soltanto LAMAMMADIBIRBINA e che finirete per guardare quasi con sospetto chi vi chiede come vi chiamate.
 
Diventerà un'abitudine struccarsi con le salviette per neonati, qualche volta uscirete con qualche adesivo luccicante attaccato al posteriore, o se proprio la giornata è storta con un bel rigurgito di latte sulla spalla della cui esistenza vi accorgerete solo alla sera dopo aver girato sorridenti per mezzo mondo.
 
Se proprio siete fortunate e allattate potrà capitarvi nel bel mezzo della riunione di lavoro, in cui state cercado di darvi un tono, che la tecnologica coppetta assorbilatte faccia cilecca, e state certe che accadrà quando avete una maglietta di colore acceso e non una nera su cui la macchia si minimizza.
 
Se vi squilla il cellulare in qualche situazione imbarazzante, poi, state certe che dalla vostra borsa salteranno fuori nell'ordine: bavaglino, salviette, pannolino, sonaglio, sorpresina Kinder, leghini per capelli di Cenerentola e poi solo all'ultimo il suddetto trillante. 
 
Che il mondo intero sappia che siete MAMME, ovvia.
 
La lista del downside è ancora lunga, ma per non scoraggiare nessuno, per oggi la termino qui.
 
Qualcosa da aggiungere?

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