31 dicembre 2012

Lo stomaco del dessert

 
Lo stomaco del dessert...ecco perchè durante le feste non ci si alza mai da tavola e i pranzi e le cene sono infinite...

Buon 2013 a tutti.
E che sia un anno pieno di SALUTE, SPERANZA e FUTURO.

A presto

22 dicembre 2012

Quando Babbo Natale passò. 10 idee per lasciar indizzi


Una volta Babbo Natale in persona mi ha lasciato sotto l'albero insieme ai regali un biglietto.
Non lo dimenticherò mai.
Avevo sei anni. Mia sorella cinque. Sapevo leggere appena.
 Ho riconosciuto tra le lettere scritte con grafia tremante il mio nome e quello di mia sorella. Non vi dico il batticuore.
L'ho guardata stupita, ricordo che lei mi ha strappato il biglietto di mano ed è corsa dalla mamma per farselo leggere.
La mamma sembrava davvero stupita. Il mittente era proprio lui BABBO NATALE.
Con tono solenne ha letto il biglietto. C'erano tanti auguri di serenità e un lungo post scriptum che la mamma ha rimarcato più volte e che recitava più o meno così:
Care bambine, passando con la mia slitta vicino alla finestra della vostra camera vi ho sentito spesso litigare, per questa volta sono stato buono e vi ho portato lo stesso i regali, ma mi raccomando fate le BRAVE.
 
Ci fu un attimo di silenzio. Sconcerto. Davvero ci aveva sentite litigare allora. Non erano solo minacce della mamma "Babbo Natale vi vede, vi sente, occhio!"
Allora esisteva davvero! Quel biglietto, la sua grafia, erano prove della sua esistenza.
Ancora più reali che vederlo.
 
Quel momento è per sempre restato nella mia memoria come un ricordo prezioso.

Così ora che sono mamma ho pensato che sarebbe bello lasciare tracce del passaggio di Babbo Natale in casa nostra per renderlo ancora più reale. Navigando ho trovato qualche spunto di oggetti e indizi da disseminare per casa utili ad alimentare racconti di fantasia, la vostra convinzione e il vostro stupore faranno il resto:
  • Il suo cappello rosso dimenticato sul divano
  • Un pezzo del suo cappotto attaccato alla finestra
  • Impronte grandi fatte con la farina
  • Un biglietto scritto proprio da lui con particolari della vita del bambino poco conosciuti
  • un po' di fieno delle renne
  • un grande bottone nero della sua giacca
  • gli occhiali del vecchio
  • qualche pelo di barba bianca
  • un suo guanto
  • briciole di biscotti e una tazza di latte bevuta per metà
 
E per lasciare davvero senza parole i vostri piccoli ecco l'indirizzo per acquistare il KIT INDIZZI
completo.
 
 Perchè Natale è magia e alimentare i sogni aiuta ad essere migliori.

18 dicembre 2012

Fratellitudine


Quelli ritratti in questa foto sono proprio loro: Acciuga e Birbina. Fratelli.

Lui sorride a tutti, ma quando i suoi occhietti incrociano quelli di lei si illumina di una luce particolare.
Lei lo abbraccia che quasi lo soffoca e nel suo sguardo si alternano tenerezza e qualche volta fastidio di quella che  un fratello non l'aveva proprio chiesto.
 
Lei lo ha osservato per mesi, così pacifico nella culla che dormiva...nel suo sguardo lo stupore e la meraviglia per quell'esserino che dopo tanto parlarne, si era materializzato.
 
Lo ha presentato orgogliosa al mondo, lo ha annusato, studiato, accarezzato.
Piano piano gli ha fatto posto nella sua vita e nel suo cuore.
 
Non è facile essere primogenita: trovarsi a condividere il tempo della mamma, vedere i tuoi giochi in mano ad un altro, beccarsi il vaccino dell'influenza solo per proteggere il fratellino troppo piccolo (sob!), e sopratutto imparare ad aspettare...
Perchè prima chiamavi e subito qualcuno correva e ora invece, spesso devi attendere un attimo: perchè Acciuga deve poppare, perchè si deve addormentare, perchè la mamma sta preparando la pappa...
e tu piccola donnina con gli occhi vispi, senza troppe rimostranze ti sei attrezzata di pazienza e con qualche capriccio ti sei adattata.
 
Non è facile però neppure essere il secondogenito: è vero la  mamma è più serena, più esperta nelle "manovre", ma il paragone è sempre pronto, ci si aspetta che tu ripeta il meglio della primogenita.
E invece è tutta un'altra storia, tutto un altro percorso, niente di ciò che ha funzionato con lei funziona con te...sei diverso e questo è tutto.
 
Poi ci siete VOI DUE.
FRATELLI.
Tu che vuoi il pigiama uguale al suo, per sentirti più simile. Lui che si allunga per afferrarti i riccioli. Tu che strilli per fargli paura e lui che risponde ridendo a crepapelle. Tu che gli dici minacciosa "Zucca pelata quando cresci ti do tante botte in testa" e lui che per tutta risposta si ciuccia i piedi della tua barbie.

Poi ci siete VOI DUE.
FRATELLI.
Al calduccio, una domenica mattina sotto il piumone nel lettone. Occhi negli occhi ridete tra voi, stretti stretti, le mani intrecciate.
E la mia certezza che in due la vita è un'avventura più speciale.

04 dicembre 2012

Competenze trasversali


A cena.

Babbo karateka chiede a Birbina:" Allora cosa hai imparato oggi a scuola?"

Lei sorniona lo guarda e orgogliosa risponde: "Oggi ho imparato a fare le bolle con lo sputacchio, e sono bravissima."

Che sia una delle nuove competenze trasversali utili da inserire nei curriculum del terzo millennio?

27 novembre 2012

e son soddisfazioni


SE con impegno e costanza,
faccia a faccia,
in ogni istante possibile,
SILLABI il fatidico "MAmmA, Mam MA, mamma,MA, MA"
e

LUI  ti sorride sornione,
ogni volta,
puntualmente,
ti risponde " Ca ca,  Ca cA, CA CA"

La tua autostima potrebbe,  forse, risentirne
...
e son soddisfazioni.

22 novembre 2012

Aspettando Natale BLOG CANDY

 
Tra  circa un mese sarà Natale.
Sarà un Natale strano quello di quest'anno.
Un Natale con meno soldi, forse con più pensieri, ma sara' comunque Natale.
Per la nostra famiglia sarà il primo albero addobbato in quattro e già questo è un ottimo motivo per stringerci forte di fronte alla capannuccia, festeggiare e ringraziare.
 
Per entrare un po' nel clima della festa e per ringraziare gli amici che anche virtualmente mi mostrano sempre tanto affetto ho pensato di indire la seconda edizione del mio BLOG CANDY "ASPETTANDO NATALE".
 
Il tema del Blog Candy di quest'anno è 

 "PASSATEMPI PER FAMIGLIE a costo zero ( o quasi)"

 
nel commento che vi permetterà di partecipare dovrete infatti indicare un'idea, un luogo da visitare, un'attività da fare che sia adatta ad una famiglia con figli e alla stagione invernale, ma sopratutto che sia a costo zero (o quasi).
Questo sarà il regalo di Natale che lascerete sotto al mio albero: tante idee su come trascorrere il tempo insieme a chi si ama senza mettere mano al portafoglio. Siate creative vi prego! Ho proprio bisogno di spunti originali!
 
In palio un Calendario dell'Avvento  carico carico di tanti piccoli pensieri di cioccolato da condividere con i vostri bambini che verrà sorteggiato tra tutti i partecipanti.
 Un modo per scandire ogni giorno con lo stupore di una finestrella che si apre, perchè anche l'attesa sia festa.


REGOLAMENTO DEL CANDY
  • Lasciate un commento a questo post con un'idea, un luogo da visitare, un'attività da fare che sia adatta ad una famiglia con figli e alla stagione invernale, ma sopratutto che sia a costo zero (o quasi).
  • Il commento deve essere inviato entro le ore 24 di giovedì 29 novembre 2012 perchè il calendario possa arrivare in tempo a destinazione.   
  • Linkate questa iniziativa sul vostro blog o ovunque vi faccia piacere (facebook, Twitter, altro)  
  •  
  • Ricordatevi di inserire nel vostro commento il riferimento della pagina dove avete messo il link e un vostro riferimento che permetta di contattarvi se commentate come Anonimo
BUONA FORTUNA e vi aspetto numerose!
 

19 novembre 2012

SILVERETTE paracapezzoli in argento

Tutti mi dicevano che allattare sarebbe stato bellissimo, che la sensazione dell'avere il proprio piccolo attaccato al seno mi avrebbe donato soddisfazione e pienezza. In realtà le uniche sensazioni che ricordo nei primi giorni dopo la nascita della mia primogenita erano di grande disagio e fastidio nell'attaccarla al seno.
I capezzoli erano doloranti, ipersensibili e anche il leggero sfregamento con il reggiseno mi dava fastidio. La situazione è poi degenerata con l'arrivo della montata lattea e il conseguente sballamento ormonale corredato dal simpaticissimo fenomeno del baby blues da me ribattezzato "la frignarella".
 
Ho in mente un'immagine di me tragi-comica:  era sera e mi aggiravo per casa con le mie enormi tette post-montata all'aria (da notare che era febbraio) perchè non sopportavo il contatto con niente, chiaramente piangendo come una fontata.
Ho provato con le coppette assorbilatte usa e getta di diverse marche che su di me avevano il fenomenale effetto di appiccicarsi ai capezzoli provocandomi un vero fastidio quando arrivavo a rimuoverle, oltre l'effetto di capezzolo-accartocciato.
Poi il quinto giorno hanno fatto la loro conparsa le temute ragadi ed è stato un guaio.
 
Quando si avvicinava la poppata mi saliva l'ansia perchè sapevo che sarebbe arrivato presto il momento in cui avrei dovuto attaccarla al seno. Il dolore in quel momento era di un'attimo ma lancinante. Latte, lacrime e sangue...diciamo che non ne ho proprio un ricordo piacevole. 
 
Per evitare il ripetersi di questa esperienza stavolta ho cominciato per tempo a spulciare il web in cerca di qualche soluzione finchè non ho scoperto SILVERETTE due piccole coppette in argento da utilizzare come paracapezzoli. Le recensioni che ho trovato erano tutte positive e non erano riportati svantaggi e questo mi hanno convinto a provarle.
 
Ho cominciato a indossarle qualche ora per casa nelle ultime settimane di gravidanza e quello che notavo quando le toglievo era che il capezzolo aveva preso la forma della coppetta ed era ben estroflesso.
Le ho poi messe nella borsa dell'ospedale.
 
Dopo il parto le ho indossate subito dentro il reggiseno, basta una goccia di latte e si attaccano tipo ventose. Da subito ho provato sollievo perchè evitavano  lo sfregamento tra il capezzolo superstimolato (Acciuga si è da subito dimostrato un gran ciucciatore) e il reggiseno. Le ragadi stavolta non sono proprio comparse. Non so bene dire se in questo Silverette abbia un merito.
 
Dopo la montata ho continuato ad indossarle. Le toglievo ad ogni poppata, le svuotavo  (si riempiono di latte), le sciacquavo sotto l'acqua corrente e le asciugavo con un fazzoletto. Pronte di nuovo all'uso. I miei capezzoli erano sempre ben estroflessi e se ha fine poppata erano un po' irritati semplicemente indossando le coppette sembravano sfiammarsi.
 
Un unico consiglio che non trovate nel sito: quando le indossate, fatele ben aderire al seno e metteteci sopra una coppetta assorbilatte perchè se entra un po' di aria tra la coppetta e il capezzolo potreste trovarvi bagnate di latte e sopratutto perchè se uscite e magari è estate, e magari avete una maglietta sottile, almeno potreste evitare di somigliare Madonna con il famoso reggiseno a punta, unico effetto, diciamo, collaterale.


15 novembre 2012

Nuovo LOOK


 

 
                                                              SONO TORNATA!
 
Frastornata, riemersa dalle notti insonni dei primi mesi di Acciuga e spettinata dalle bizze della treenne Birbina,  ma sono tornata.
 
Dopo mesi passati in silenzio assorbita completamente dalla mia vita reale, sbirciando solo i blog amici ( che ringrazio per l'inconsapevole compagnia)  senza il fiato neppure per digitare una lettera mi riprendo il mio piccolo spazio, almeno virtuale. O almeno ci provo. 
 
Me lo merito proprio.
 
Un nuovo look per il mio blog per raccontare una nuova me, la me BIS-mamma.
Nuova nella forma (on-line sicuramente più carina che nella realtà) e nella sostanza.

12 novembre 2012

Ho fatto pace con le mie TETTE

 
 
Allattamento al seno: un tema che negli ultimi tre anni mi faceva al solo pensiero venire il groppo in gola.

Più volte ho raccontato della mia esperienza di latte e tette con Birby e di quanti sensi di colpa  mi avesse scatenato il fatto di non essere riuscita ad allattare la mia piccina, dopo averci provato con tutta me stessa. Un vero fallimento personale.
Aspettando Acciuga mi ero preparata alla stessa esperienza. Ad allattare ci avrei riprovato, ma immaginavo già che saremmo passati in breve tempo al biberon.
 
Stavolta però avevo una certezza: avrei pianto di meno.
 
Perchè in fondo anche con il biberon la mia piccina era cresciuta proprio bene, anzi era proprio fiorita, e perchè avevo sperimentato che anche l'allattamento artificiale qualche vantaggio ce l'ha, se non altro in termini di autonomia della mamma.
 
E INVECE...
 
inaspettatamente e contro ogni pronostico il latte stavolta è arrivato in abbondanza e il mio secondogenito all'alba dei 5 mesi e mezzo è un poppa-dipendente allattato ancora esclusivamente al seno. Proprio un talebano della tetta direi,  tanto da rifiutare qualunque altra forma di "ciucciamento" che sia il succhietto o la tettarella del biberon.  Così il biberon stavolta è restato nella scatola.
 
Eppure io sono la stessa...e ho fatto più o meno le stesse cose...e con la stessa convinzione...
 
Pensando alle diverse variabili che possono aver influenzato la riuscita dell'allattamento le principali differenze nelle due esperienze sono state:
  • il maggior peso alla nascita di Acciuga: circa 200 g in più che però si sono fatti sentire in termini di forza nella poppata (e stiamo parlando comunque di bambini nati entrambi sotto i 3 kg).
  • un secondo parto meno traumatico in termini di tempo (meno tre ore di travaglio la seconda volta contro le dieci ore della prima esperienza) e di postumi ( con la Birby non sono riuscita a stare seduta per una settimana e questo non aiutava di sicuro la posizione corretta dell'allattamento).
  • i capezzoli risparmiati stavolta dalle ragadi che hanno reso attaccare al seno Acciuga un piacere quasi fin da subito. Sensazione che neppure ricordo di aver MAI provato con la Birby. Provvidenziale è stato l'uso dei paracapezzoli in argento, fin da prima del parto e tra una poppata e l'altra nel primo mese.
  • le ostetriche del reparto mi hanno tartassato meno. Si dice che accada a tutte le secondipare e il mantra "Attaccalo, attaccalo, attaccalo" "te le strizzo, te le tiro, te le strizzo" che tanto aveva connotato il mio primo ricovero non si è ripetuto.

La seconda volta poi sono stata indubbiamente io meno sconvolta dall'esperienza, meno stressata, sorpresa, rincoglionita...certo! Era la seconda volta...e questo sicuramente ha aiutato.
 
Ma sopratutto ero più SERENA: in quest'allattamento paradossalmente ho investito emotivamente di meno. Non ho misurato il mio valore in termini di riuscita, non ho ridotto il mio essere brava mamma alla capacità di nutrire il mio piccolo...ed così, senza pensarci è andata bene!
Con tutti i vantaggi e svantaggi che l'allattamento esclusivo al seno comporta...sì perchè a mio parer qualche svantaggio rispetto al biberon esiste, ma ve ne parlerò in un post dedicato.
 
Della mia storia di mamma lattifera che dire:
HO FATTO LA PACE CON LE MIE TETTE e questo è tutto.
Con tanta soddifazione assaporo ogni giorno questa straordinaria esperienza di mamma nutrice che è capitata anche a me.
 
Strana la vita, però.
 

20 giugno 2012

In diretta dalla sala parto gialla


Com'è nato Acciuga?

Potrei raccontarvi di orari, centimetri di dilatazione, flebo e punti, ma non è questo che mi rimane della mia esperienza in sala parto a distanza di quindici giorni.
Era una notte di luna piena, proprio come quando è nata la Birby...un pomeriggio festoso alle spalle a base di pane e porchetta e la piccina a dormire dai nonni.
Nessuna avvisaglia, ma uno strano senso di pace dentro.
La tv che racconta, karateka che russa in camera e qualcosa di strano che comincia a " muoversi" in me.
Le ho riconosciute subito le contrazioni, ma ci ho messo un po' ad accettarle a livello cosciente e a prendere consapevolezza che quella notte, era LA NOTTE e che qualcosa sarebbe cambiato...
Ho rimesso casa. Che strano, come gli animali che preparano il nido. In silenzio, con passo felpato ho aspettato che quell'onda ritmica che si impossessava di me diventasse regolare e poi ho svegliato karateka con la fatidica frase " Mi sa che si siamo"...
Siamo andati in ospedale e quel chiarore di luna piena mi è proprio entrato dentro.
Con lo stesso chiarore e calma sono stata accolta nel reparto di ostetricia nella penombra della notte da un'ostetrica gentile.
Per coincidenza la ginecologa di turno era la stessa della notte in cui è nata Birby, dettaglio che ho letto come buon auspicio.
E' stato tutto molto, inaspettatamente rapido e in breve tempo mi sono ritrovata nella sala parto gialla. La stessa stanza in cui anche Birby si è affacciata al mondo. L'ho chiesto io, se proprio quella sala fosse libera.
Così di nuovo nella penombra, come in un film familiare già in parte visto, sentendomi un po' a casa, mi sono abbandonata all'istinto e a quella parte "animale" e irrazionale che sa, senza sapere, cosa fare.
Ho mangiato gelatine di frutta, anche stavolta, per avere energia. Mi hanno portato un thè caldo e un biscotto, un gesto semplice ma che mi ha fatto dimenticare di essere in ospedale.
Mi è venuto in mente in quel momento la mia gattina Agostina e quanto mi sentissi simile a lei quando in preda alle doglie cercava senza posa un posto che per lei fosse accogliente. Ho anche pensato che se fossi stata in una foresta, sorretta ad una liana, forse in quel momento tutto sarebbe andato allo stesso modo.
La voce calma dell'ostetrica di turno mi ha accompagnato in questo nuovo viaggio, sottovoce, rassicurante. Ha accolto i miei pensieri, ha incoraggiato la mia voce ad uscire, ha raccolto le mie paure nell'attimo in cui la memoria del mio corpo ha riconosciuto il dolore, quello vero e razionalmente ha cercato per un momento di rifiutarlo. E' stato come se il mio corpo si fosse d'un tratto reso consapevole di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. E' stato un attimo di panico, ma già trovare le parole per raccontarlo lo ha fatto svanire...
Poi la voglia assoluta di vederti, la forza del leone che si impossessa di me e quei rapidi estremi momenti in cui hai visto la luce.

Ti ho visto riflesso negli occhi emozionati del tuo babbo, ancor prima di vederti.

Sei nato in pace con il mondo, hai pianto appena...e l'universo si è di nuovo fermato, per noi, nell'attimo di quell'incontro, quando i tuoi occhietti hanno incontrato i miei.
Il miracolo della vita si è ripetuto, stavolta per noi, e ora sei lì, perfetto capolavoro.

Ci siamo annusati e riconosciuti...quando come una tartarughina appena nata che senza vedere si dirige verso il mare hai trovato il capezzolo per ricongiungerti a me...appena separato.

Benvenuto al mondo Lorenzo / Acciuga.

Questo e la foto di inizio post dettagli della sala parto "gialla" dell'Ospedale del Mugello:

08 giugno 2012

E' nato


LUNEDI' 4.06.12 ore 8,15

E' arrivato ACCIUGA.

Nato a sorpresa dopo una splendida notte di luna piena,
dopo una cena a base di pane e porchetta
 catapultato nel mondo con un travaglio lampo.


2.840 kg di dolcezza.

Siamo felicissimi.
Appena il turbine dei primi giorni mi da tregua, vi aggiorno!

30 maggio 2012

PENSANDO A TE...all'alba delle 38 settimane


La terra che balla. La crisi economica. La sfiducia nel futuro. Le giornate di pioggia.
Strano momento per venire alla luce.
Forse posso capire se ancora preferisci restartene lì al calduccio e protetto nella mia pancia, col rassicurante battito del mio cuore a farti da colonna sonora.
Chissà cosa percepisci di questa strana realtà da lì dentro. Cerco di trasmetterti serenità con le mie carezze, cerco  di essere positiva, per te piccino mio.

Non temere, non aver paura di affacciarti al mondo.  

Non posso assicurarti che tutto sarà facile, che tutto sarà perfetto.

Stai certo però che qua fuori non sarai solo e che troverai il nostro sorriso ad accoglierti, le braccia forti del babbo a sorreggerti, un nido accogliente e una sorellina a farti compagnia nella strada della vita e una mamma che ti stringe stretto stretto qualunque cosa ci riservi il futuro.

Ho voglia di incontrarTi, di vedere la roulette della genetica che tratti ha scelto per il tuo visino.
Ho voglia di inebriarmi nel tuo odore di neonato, di accarezzarti e meravigliarmi nello scoprirti.

Aspetto che l'universo di blocchi di colpo di nuovo, quando i nostri sguardi si incroceranno per la prima volta e già assoporo la nostalgia dolce del non averti più dentro di me.

Ti aspettiamo piccino.

Sono/Siamo pronti - più o meno ;)
Ora tocca a TE...

17 maggio 2012

Primo incontro tra fratelli: in ospedale o a casa?

All'alba della 36° settimana di gravidanza, ormai ufficialmente più larga che lunga, passo le mie giornate a preparare il nido per il nuovo arrivo, a coccolare la mia Birbina e a pensare.

Chissà in quale momento Acciuga deciderà di "bussare" e intraprendere il suo viaggio verso il nostro incontro?
Chissà che visino avrà?
Chissà come andrà il parto?

Rispetto alla mia prima esperienza, c'è maggior consapevolezza, ma anche un pensiero in più: la mia piccola a casa.
Abbiamo preparato Birbina al fatto che quando Acciuga "busserà" la mamma dovrà andare all'ospedale per farlo nascere e lei starà con i nonni.
Ci ha aiutato molto in questo uno splendido libro illustrato dal titolo "Il pancione della mamma. Tu dentro e io davanti" che ha come protagonista una Sorella Grande che si confronta e dialoga con una pancia-mamma che cresce di pagina in pagina.
La sorellina che sorride preparandosi di fronte allo specchio e una pagina bianca rappresentano il momento in cui la mamma-pancia è in ospedale a partorire.
Poesia pura.

Uno dei dubbi maggiori rispetto al momento della nascita in questo momento è:
Quando organizzare il primo incontro tra i fratelli?
Meglio in ospedale o nell'intimità di casa?

L'ospedale dove partorirò ha un colorato e accogliente reparto maternità in cui i padri e i fratellini sono accolti in qualunque momento della giornata. Birbina potrebbe quindi conoscere il fratellino in quel contesto, anche fuori dall'orario di visita dei parenti.
Mi piace l'idea che il contesto ospedale, funzioni da filtro per questo nuovo arrivo.
Quello che temo è il momento del distacco post- visita. Il fatto che Birby possa piangere e non comprendere perchè deve tornare a casa e lasciare la sua mamme e il nuovo arrivato insieme in ospedale.
E' un periodo un po' particolare per lei, durante questi mesi in cui sono a casa dal lavoro si è molto attaccata a me e benchè non abbia difficoltà nel trascorrere il tempo senza la mia presenza, lo confermano i nonni e le insegnanti di asilo, il momento del distacco si è fatto faticoso.

L'altra ipotesi sarebbe quella di rimandare l'incontro di qualche ora e far conoscere i piccoli a casa.
Quello che non mi convince di questa possibilità è il fatto che nell'ambiente di Birby, lei possa trovare, di colpo, senza alcun filtro, nè mediazione, il fratellino.

Che fare allora?

Nella migliore delle ipotesi, se tutto in sala parto fila liscio, se il parto è regolare e il piccolo sta bene, è prassi dell'ospedale la dimissione dopo le 48 ore dal parto. Abbiamo pensato che la soluzione migliore per noi sarebbe quella di far incontrare la Birby e Acciuga in ospedale,  ma al momento delle dimissioni. Birby potrebbe venire a prendere la mamma e il fratellino in ospedale con il babbo per poi tornare tutti a casa insieme, evitando quindi il momento del distacco.
La aspetteremo con un regalino che il fratellino ha portato per lei.

Che ne pensate?

11 maggio 2012

MOMENTI MAGICI


Distesa vicino a te, nel tuo letto, ti osservo, la luce soffusa, mentre il tuo sguardo si fa fisso e lentamente abbandoni la realtà per il mondo dei sogni.

Chissà cosa pensi?
La mente piena di corse, giochi, risate, amici, capricci, sole o forse di principesse e castelli...
Sorrido perdendomi nei tuoi lineamenti minuti sommersi da quella ribelle cascata di riccioli.
Ancora oggi mi stupisco di quale miracolo sia la vita, di quale straordinaria combinazione genetica abbia dato origine a te, e di quale fortuna sia essere la TUA mamma.

Le tue manine percorrono le linee del mio volto, sembri quasi disegnarmi, forse vuoi portarmi con te anche nei sogni?
Ispiro il tuo profumo, mi perdo in questo momento solo nostro che sembra senza tempo.

Buona notte piccina mia.

Una sera.
Un divano arancio e una famiglia.
Te ne stai distesa, le gambe sul babbo, l'orecchio appoggiato sulla pancia della mamma.
Un sussulto ti riscuote.
Alzi la testa.
Gli occhi che brillano.
L'hai sentito, è il fratellino nel pancione.
Sorridi, lo sguardo si fa complice.
Non dici niente ma mi alzi la maglia.

Osservi il pancione.
Chissà cosa pensi?
Come e se immagini questo fratellino.
Schiocchi un bacino forte e energico.
Poi avvicini la bocca all'ombelico e esclami

"Ciao. Quando esci c'è un posticino anche per te sul divano".

21 febbraio 2012

il bastone della vecchiaia

Son due giorni che tossisci, sputazzi, vomiti ovunque...cara pupetta raccatta-bacilli.

Son due giorni che sei nel mio lettone a rotolare per la notte intera...

Son due giorni che hai sfrattato il babbo che è scappato sul divano...

Son due giorni che sono completamente dedicata a te, 24 ore su 24...tra cenci, aereosol, miele e camomilla.

Le gioie della mammità in inverno, le gioie del primo anno di asilo.


La scorsa notte la tosse non ti ha dato tregua e siamo arrivate alle sei di mattina stravolte come dopo una battaglia.

Poi hai preso sonno e hai dormito senza un sussulto fino alle 9. Finalmente.

Ho tirato il fiato e mi sono appisolata un po' finchè... un colpo di tosse ha scosso anche la mia gola.

D'un tratto sei saltata sul letto poi sei scesa in fretta andandoti a nascondere dietro la porta, le mani sulla bocca.

" Birby ma che fai?"


"Mamma vado via, non vorrai mica attaccarmi la tosse"

RICONOSCENTE, davvero!

Diciamo che come bastone della vecchiaia non promette proprio bene!

15 febbraio 2012

La morte raccontata ai bambini

Scrivere di questo tema così faticoso mi crea disagio, ma l'assenza e l'addio fanno parte della vita di noi adulti e anche dei più piccoli ed è inevitabile che purtroppo prima o poi ci si debba confrontare con questi eventi.

E' accaduto anche alla nostra famiglia in questi giorni quando ci siamo stretti intorno alle "nonna col bastone" così la chiamava la Birby ( la nonna di mio marito) che alla soglia dei 100 anni se n'è andata.
Si è trattato di un evento prevedibile a cui, vista l'età della nonna, eravamo preparati, per cui l'ultimo saluto è stato soprattutto un momento in cui i suoi 7 figli e tanti nipoti hanno celebrato la sua lunga vita scambiandosi ricordi con nostalgia e affetto e una relativa serenità.

Birby e "la nonna col il bastone" avevano un rapporto particolare fatto di sguardi più che di parole, le andava vicino e le dava la mano e spesso restavano così, minuti e minuti a studiarsi senza parlare. Chissà cosa si dicevano in quei lunghi dialoghi senza parole? Le divideva quasi un secolo, ma sembravano così vicine...


Come spiegare alla piccola che la nonna non c'è più, come usare le parole giuste?

Non è facile. Penso che ogni mamma trovi nella sua sensibilità i termini e i concetti più adatti.

Ho pensato di evitare spiegazioni troppo fantasiose tipo: la nonna sulla stella, nel cielo...

Mio marito aveva pensato di dirle che la nonna si era addormentata per sempre, ma poi abbiamo deciso che il paragone con il sonno potesse essere rischioso, e se poi Birby avesse avuto paura di addormentarsi?

Ho pensato che la cosa più semplice sarebbe stata farle percepire realmente l'assenza della nonna, senza usare tante parole.

Così abbiamo portato lei e la sua cuginetta coetanea nella stanza della nonna. La poltrona della nonna era vuota. Le bambine hanno chiesto dov'era e abbiamo spiegato loro che la nonna era andata da Gesù perchè era molto anziana e che ora aveva una nuova casa al cimitero.

Non l'avremmo più vista ma sarebbe sempre stata vicina a noi nel nostro cuore. Le bambine sembravano non capire bene.

A funerale concluso le abbiamo portate al cimitero, ognuna di loro aveva una piantina di pansè da regalare alla nonna. Hanno fatto tante domande di fronte alla tomba alle quali abbiamo cercato di rispondere nella maniera più semplice: ma dov'è? ma perchè?

Poi non hanno più chiesto niente.

Nel pomeriggio mia cognata ha avuto l'idea di ricordare di nuovo "la nonna con il bastone" con una merenda che proponeva sempre lei: le arance tagliate a fette con l'olio e lo zucchero. Mio marito ha raccontato delle sue merende a casa della nonna da piccolo, le bambine ascoltavano attente, hanno riso e mangiato tutto.

Ad oggi Birby non ha più chiesto niente, ma nel gioco con la cuginetta, il giorno stesso ho sentito che giocavano ad andare a salutare "la nonna col bastone" nella casa di Gesù. Mi hanno fatto una tenerezza infinita. Chissà nelle loro piccole menti cosa hanno percepito e elaborato...

07 febbraio 2012

Modelli ispiratori: la bambola gambe-secche

Gambe-secche è il nome con cui a Mammolina-house la nuova arrivata è stata subito battezzata. E' entrata a casa nostra per Natale infiltrata tra i tanti pacchetti colorati, ma non vi nego che quando tra la carta colorata si sono fatte strada quelle due gambette secche sono piuttosto inorridita.


Che razza di bambola è?

Con il suo total-look glitter, le zeppe, il mini abito, il trucco pesantissimo e le labbra a canotto, non avevo mai visto niente di simile...una sorta di MINI-DISCO-PORNO-VAMP.

Chi può scegliere consapevolmente di regalare una bambola così?


Il fatto che quel dono arrivasse da una lontana parente con tre figli maschi e solo nipoti maschi, ha funzionato da attenuante ma lo sconcerto di fronte a quella mini vamp è stato tanto. E' anche vero che se quella bambola è in vendita sicuramente ha un suo mercato, cioè c'è qualcuno che consapevolmente, forse, la compra.


Quando poi l'ho presa in mano mi ha colpito un particolare: le gambe, non magrissime, ma proprio SECCHE.



Direi che questa bambola soffra quanto meno di anoressia visto che le sue esili cosce sono più magre dei suoi polpacci. Non era davvero molto diversa nelle sue forme dalle ragazze con disturbi alimentari restrittivi con cui ho lavorato nel passato.


Se il gioco con le bambole ha tra i suoi maggiori mezzi l'identificazione, siamo apposto davvero! Pensare anche solo lontanamente che Gambe-secche possa essere un modello di ispirazione per mia figlia mi provoca un brivido lungo la schiena.


Appartengo alla generazione delle bambine che giocavano a Barbie: un tempo accusate di ispirarsi a modelli filiformi tali da condurre molte piccole verso l'anoressia ( nutro i miei dubbi!)


Il corpo di Barbie è longilineo, con gambe chilometriche (quelle sì che le ho invidiate!), vitino di vespa, ma le proporzioni corporee sono rispettate, le cosce ben tornite, il seno presente.

E poi Barbie è senz'altro modello di assoluta eleganza.

Volete mettere con il look trash della moderna Gambe-secche? Non c'è paragone.


P.s. Per fortuna Gambe-secche non ha fatto breccia nel cuore della mia Birby e giace sconsolata nella cesta dei giochi da tempo inutilizzata...quasi quasi approfitto e la faccio proprio sparire.

03 febbraio 2012

Co-sleeping?

Co-sleeping ci stiamo pensando in vista del nuovo arrivo.


Accogliere un figlio nel lettone è una pratica che mi affascina, sopratutto nei primi mesi di vita del neonato, sopratutto se stavolta riuscissi ad allattarlo, ma i dubbi sono davvero tanti: è una libertà o diventa una schiavitù?


La Birbina ha da sempre dormito nel suo spazio che prima era la carrozzina, poi la culla e da quando ha circa 5 mesi il suo lettino. L'ho allattata col biberon e quindi, comunque mi dovevo alzare da letto di notte per preparare e scaldare la poppata. Da quando è cresciuta difficilmente chiede di venire a dormire con noi. Il lettone è per lei sopratutto il luogo delle coccole della Domenica mattina quando volentieri si infila tra me e mio marito per giocare.


Qualche volta la porto io se si sveglia di notte, ma nelle rare situazioni in cui ospitiamo la nostra Birby tre-enne nel lettone la situazione del nostro sonno è spesso quella descritta nell'immagine sopra.

Al risveglio siamo sempre tutti incriccati...e il sonno si fa frammentario perchè ho il pensiero della piccola che vaga per il lettone. Spesso la troviamo di traverso sopra le nostre teste o girata testa-piedi.

Ma?


Le perplessità fermentano...


Questo post partecipa al blogstorming


01 febbraio 2012

FERMATE LA GIOSTRA-Appunti semi-seri sui primi tre mesi di gravidanza

Ci sono passata due volte da quel momento fatidico in cui un semplice aggeggio bianco e blu corredato di linette ben marcate mi ha predetto che sarei diventata mamma... in entrambi i casi è stata una sorpresa e da quel momento (e molti test dopo fatti per sicurezza) niente è stato più uguale.


Ci sono passata due volte da quei faticosi primi tre mesi di gravidanza. Ogni volta è stata una storia a sè con sensazioni, sintomi, timori, voglie completamente diverse...e allora cosa accade alla mamma dopo l'esito del test di gravidanza positivo?

Accade che si senta radiosa, felice e piena di energia per i tre mesi successivi e che sia il periodo più bello della sua vita.

Diciamo che questo, forse, accade ad una piccola percentuale di fortunatissime donne che ricorderanno quel periodo come unico e magico.

Vi racconto cosa è accaduto a me in un mix del peggio delle due gravidanze, ma sicuramente il repertorio può essere ampliato e arricchito da personalissimi sintomi :


-L'EFFETTO GIOSTRA: può accadere che vi piombi addosso un senso di nausea perenne, più o meno in contemporanea con l'esito del test e che vi abbandoni solo quando chiudete gli occhi la sera, la sensazione "vivo in barca" vi assalirà appena sveglie e sarete costrette a repentine fughe in bagno.

-Potreste sentire strani odori ovunque, per aprire il frigorifero potreste dovervi tappare il naso o mettervi la maschera. L'autobus vi potrebbe sembrare una camera a gas, e pure vostro marito potrebbe avere al vostro naso un insolito odore.

-Il percorso da pendolare in treno potrebbe sembrarvi eterno e invece di cercare il vagone con i compagni di viaggio il primo pensiero sarà sempre e comunque quello di cercare un bagno spesso, chiaramente, FUORIUSO!

-Il mondo vi potrebbe sembrare stranamente popolato di bipedi con andatura da papera e panze prominenti e vedrete carrozzine ovunque.

-Se poi decidete di mantenere il segreto verso il mondo nel primo periodo state pur certi che vi accadranno le cose più assurde: la nonna vi racconterà casualmente del bambino della vicina nato dopo i salti sulla pancia da parte del ginecologo, vi offriranno vodka nella pausa pranzo al lavoro e vi troverete in auto col vostro capo che, casualmente, ha voglia di fumare con i finestrini chiusi.

-In questo periodo vi può accadere di essere assalite da sonno folle, di imparentarvi per giorni interi con il divano se siete a casa, o di ciondolare al pc al lavoro con gli occhi aperti ma con la mente tra i sogni.

-Potreste sognare acciughe alle sette di mattina, o Estathè ad ogni ora del giorno (e queste sono state le mie personali fisse) ma ne ho sentite di più strane.

-I vostri cibi preferiti potrebbero non essere più tali e darvi il voltastomaco al solo pensiero. Potreste avere la nausea anche solo a vedere "Cotto e mangiato" in tv e elemosinare cene a base di cibi in bianco pur di non cucinare e sopratutto pur di non aprire il frigo (vedi sopra).

-Se poi a casa avete già un bimbo, anche se ignaro della novità, state certi che sembrerà cogliere qualcosa di strano nell'aria. Vorrà sempre stare in braccio e vi coccolerà, ve lo troverete attaccato alle gambe anche mentre siete piegate sul wc esclamando " mamma che fai, gomiti?"

Se poi il piccolo va all'asilo di sicuro vi regalerà, in questi mesi in cui molti medicinali sono off-limits, un variegato repertorio di virus...


Tutto così nero nei primi mesi di gravidanza? Vi sembra che abbia esagerato?

Per me è stato un periodo molto faticoso, entrambe le volte non posso negarlo.

Ci sono però due aspetti splendidi di questo periodo che valgono tutti i "piccoli" disagi del caso:


-PASSA...i primi tre mesi passano in fretta, anche perchè quando ci accorgiamo di essere in attesa, in fondo, un mese dei tre è già passato. Poi ti alzi una mattina intorno al terzo mese e la nausea è sparita e sei di nuovo tu, piena di energia.

-in questo periodo farete le prime visite e anche se sul monitor apparirà solo un minuscolo palloncino con un millimetrico puntino sentirete il galoppare del suo cuoricino e quel battito di vita, miracolosamente dentro di voi, ripagherà in un attimo tutte le fatiche di questo primo periodo.

25 gennaio 2012

Tutorial carnevale:come realizzare due ALI con grucce appendiabiti

Una botta di creatività...in questo freddo lunedì.

Vi presento questa semplice idea adatta a realizzare ali utilizzabili per diversi travestimenti di carnevale. Basta apportare qualche piccola variante e sarete angioletto, fatina, farfalla...


Le ali della foto le ho realizzate quando Birby si è vestita da angelo per la recita di Natale all'asilo. Realizzarle è davvero facilissimo e molto veloce e il risultato sono un paio di ali di effetto e molto leggere da portare.

Materiale occorrente:
-2 appendini (attaccapanni) da lavanderia ( quelli in alluminio)
-collant o tullè o carta velina per rivestirle a piacere
-decorazioni
-nastro carta adesivo
-elastico

STEP 1

Piegare con le mani i due appendini come nella foto, l'obiettivo è di sagomare la parte inferiore delle grucce che dovrebbero avere due curvature.

Anche i ganci degli appendini vanno piegati.
STEP 2
Intrecciare i due appendiabiti in modo da incrociare la parte dei ganci che formerà una specie di cuore rovesciato. Fermare le grucce in questa posizione con abbondante nastro adesivo di carta.


STEP 3

E' adesso il momento di rivestire le nostre ali. La soluzione più semplice è quella di utilizzare un paio di collant infilandoli direttamente sopra le grucce, una gamba per gruccia per capirsi...vi risparmierete un bel po' di cuciture. Io ho utilizzato invece del tulle che avevo in casa e ho rivestito le ali arricciando il tulle intorno al bordo e fermando con ago e filo.


Ho poi posizionato e cucito con cura due pezzi di elastico per formare le bretelline, dopo aver preso le misure a Birby.


STEP 4

Parola d'ordine FANTASIA! E' il momento di decorare: stelline, brillatini e tutto ciò che vi suggerisce il vostro gusto. Io ho passato della colla vinilica sopra tutto il bordo delle ali e poi ho cosparso di brillantini scuotendo quelli in eccesso appena la colla è asciutta. Ho rifinito poi con stelline adesive di varie dimensioni.


Ed eccolo qua, il mio angioletto in tutto il suo splendore. Il fatto che poi la sua permanenenza sul palco, dopo giorni di prove, sia durata un nanosecondo prima di scoppiare in un sonoro pianto è un'altra storia...


12 gennaio 2012

ACCIUGA

Abitata da ormai quasi 18 settimane da un pesciolino che sfiora i 20 cm.

Ieri lo abbiamo visto di nuovo nell'ecografia.

E' sempre un'emozione trovarsi faccia a faccia con questo miracolo della vita. Lo osservavo stupita: così piccolo e già così perfetto. Sguazzava, faceva evoluzioni e per un attimo è pure sembrato che ci salutasse. Il ginecologo ha sciolto ieri ogni riserva è proprio un maschietto.


Questa visita mi ha rasserenata, ancora i suoi movimenti nella mia pancia sono dei delicati sfarfallii e da quando ( ringraziando il cielo) le nausee hanno abbandonato le mie giornate, non ho più segnali continui della sua presenza quindi vedere e sapere che ACCIUGA sta bene è stato un vero sollievo.


ACCIUGA, ma vi pare un nome da dare a un bambino?

Lo abbiamo chiamato così poco dopo che abbiamo saputo della sua presenza, perchè insieme alla comparsa immediata delle nausee ad assillare le mie giornata sono stata invasa da un'incredibile, inarrestabile voglia di pasta di acciughe...

Avrei mangiato pane con burro e acciughe ad ogni ora del giorno. Lo avrei mangiato, ma più con gli occhi che con la bocca perchè nella realtà a questo desiderio incontenibile corrispondeva una reale repulsione del mio stomaco, pressapoco per tutto, compreso il pane con la pasta di acciughe.

Così un po' per scaramanzia, un po' per cercare di mantenere un po' di distacco ( impossibile in realtà) da quel fagiolino che cullavo nel mio ventre cercando di non iper-investirlo di aspettative, abbiamo deciso di non chiamarlo bambino/a fino al terzo mese ma di chiamarlo ACCIUGA.


Birbina fu GRANCHINO per il primo periodo, visto che la mia passione nella prima gravidanza era l'ESTATHE che consumavo a litri. Sfrenata voglia inadatta però a identificare la fagiolina allora.
ACCIUGA poi suona simpatico, era un modo per non parlare troppo chiaramente della situazione di fronte a Birbina perchè abbiamo deciso di non informarla del nuovo arrivo almeno finchè non fosse passato il periodo più rischioso per la gravidanza e, a dir la verità, questo nome mi fa tanta tenerezza.

Ora che sappiamo pure che è un maschietto, che dite sarà il caso di cominciare a pensare ad un nome serio e smettere di chiamarlo ACCIUGA?

02 gennaio 2012

LE RAGIONI DEL MIO SILENZIO

In silenzio tante volte ho provato a digitare titoli e idee per nuovi post, per raccontare della mia vita e della avventure della mia piccoletta che cresce, per aggiornarvi o semplicemente per fare gli auguri.


Le parole adatte sembravano sfuggire dalla tastiera, le idee sfumavano appena cercavo di imbrigliarle nero su bianco. Strano per me a cui difficilmente mancano le parole.

In silenzio ho continuato a sbirciare nei blog a me cari seguendo le vostre avventure.Tante volte ho sentito mie parole e sensazioni di blogger amiche che nella mia mente non riuscivano a trovare ordine e posa.

In silenzio, ho cullato speranze e sogni, solo il silenzio sembrava contenere le mie ansie e i miei timori...Chissà se tutto andrà bene? Sarò all'altezza della situazione?


Il mio equilibrio che di nuovo veniva "squilibrato", il mio corpo che faceva " i capricci", il mondo intero che urlava che ci aspetta un futuro di sacrifici e la voglia di avere di nuovo fiducia nel futuro.

Ho cercato il silenzio per dare un'occhiata profonda a quello che sono oggi, alla mia vita di mamma, donna, amica... questo STOP mi ha messo di fronte allo specchio, disorientata e svuotata, solo così ho trovato l'energia per ripartire rinnovata e più consapevole.

Se non si fosse capito i cambiamenti mi mandano nei matti... anche quando hanno implicazioni splendide.

Così solo ora, con un fisico arrotondato, il sorriso più sereno, e una mano che accarezza la pancia, esco dal silenzio per annunciarvi con gioia che una nuova avventura è già iniziata nella storia di Mammolina e che a metà giugno, se tutto adrà bene, il miracolo della vita si ripeterà e sarò MAMMA per la seconda volta.


Sarò felice di condividere con voi questa avventura.



ACCIUGA lo abbiamo chiamato così il fagiolino che mi abita, del quale vi racconterò presto.




Intanto vi auguro un anno nuovo sereno e pieno di belle sorprese.


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