Come già annunciato sul blog, sabato 10 ottobre si è svolto a Borgo San Lorenzo, in sala consiliare, l’incontro con Ibu Robin Lim, ostetrica indonesiana, premio Langer per la pace nel 2006.
Ibu Robin è una donna eccezionale, prima di tutto madre di otto figli, ostetrica e scrittrice, portatrice di un messaggio straordinario: “la pace del mondo si costruisce un bambino alla volta”; un messaggio che si concretizza con un lavoro estenuante nell’ospedale che lei stessa ha fondato a Bali, in cui viene praticata un’assistenza gratuita alle donne in gravidanza, ma anche a persone malate, sole, indigenti, in cui si assistono le donne nel parto e nel delicatissimo momento del puerperio, attraverso un percorso naturale, che prevede il parto attivo, l’uso di medicine alternative, l’accoglienza dolce al neonato.
L’incontro si è svolto in due parti, nella prima è stato proiettato un video girato dal marito della signora nel quale viene spiegata la filosofia di questa grande donna e il suo operato nell’ospedale e nell’associazione da lei fondata YaYsan Bumi Sehat, nella seconda parte è stato dato spazio al dibattito, durante il quale ha fatto da interprete la D.ssa Mie, ginecologa dell’ospedale di Borgo San Lorenzo. Molti i temi affrontati: l’allattamento nelle situazioni di emergenza, il lavoro fatto per e con le donne durante e dopo lo Tsunami del 2004, l’approccio non violento alla gravidanza, al parto e soprattutto al neonato.La cosa che più mi ha colpito è stata la semplicità, l’umiltà di questa donna, il suo fisico così minuto, tanto da sembrare inadeguato alle gravidanze avute, ai parti, all’immane lavoro quotidiano, contrapposto all’immensa forza interiore, al coraggio, alla grandezza delle sue opere.
Ma un’altra cosa che mi ha impressionata è stato il modo di parlare di Ibu Robin Lim,calmo, pacato, scarno, ma anche duro, senza un sorriso, tipico di chi lavora tutti i giorni con la sofferenza, in situazioni drammatiche e sotto leggi e usanze disumane.Voglio credere che l’esperienza di Ibu Robin non sia confinata a Bali, ma che ognuno di noi, ogni madre possa farla sua.Anche nel nostro mondo occidentale, fatto di ricchezza, di ospedali puliti (quelli per cui Ibu Robin piange quando li visita pensando alla scarsa igiene di quelli del suo paese), di agio e di superfluo, dobbiamo pensare che ogni genitore consegna suo figlio al mondo di domani. Credo che genitori non si nasca, né tantomeno si “nasca imparati”: è un percorso lento, difficile, sempre perfettibile, pieno di dubbi, di errori, di incertezze. Ma credo anche che non si debba fare i genitori chiusi nelle 4 mura di casa; i nostri bambini sono figli nostri dentro una società, dentro città e paesi in cui devono crescere col rispetto degli altri, delle cose comuni, del bene comune. Per questo credo che giornate come quella di sabato siano momenti preziosi nel nostro cammino di madri e di padri: servono a scuoterci, a vedere oltre, a trovare per i nostri figli orizzonti comuni e strade giuste da percorrere con loro.
Facciamo in modo che i nostri bimbi, uno alla volta, siano la pace nel mondo, in tutto il mondo.
Grazia mille Chiara per le tue impressioni e riflessioni. Anche io ero presente all'incontro e ho respirato tutto il carisma di quella donna dal sorriso così dolce. Ma quello che mi è restato dell'incontro è molto irrazionale (forse perchè in questo momento sento più con cuore che con la mente) per cui non sarei riuscita molto a trasmettere a parole le mie impressioni che invee tu hai descritto benissimo
RispondiEliminaGrazie ancora!