16 febbraio 2010

IL PARTO e i racconti del TERRORE


Lo scorso anno, in questi giorni ero una grossa pancia vagante, che si aggirava speranzosa in una piccola casetta nuova, ricamando un corredino colorato, un po' intimorita da quello che la avrebbe a breve, inevitabilmente, aspettata: IL PARTO.

Sebbene piuttosto istruita e informata sul tema, sebbene avessi nutrito la mia capacità di concentrazione e rilassamento con corsi di yoga e sedute di "posizione cinesina" ripetute a volontà, e sebbene aspettassi il giorno del corso pre-parto con la stessa bramosia con cui un'adolescente aspetta il sabato sera, avevo la sensazione che, comunque, non sarei arrivata preparata all'evento e che quello che mi aspettava sarebbe stato inimmaginabile.

A fare crescere in me quest'idea erano anche i continui racconti di parto che mi sentivo continuamente fare da chiunque incontrassi: nonne, conoscenti, zie, amiche, giornalaia, colleghe.
Non solo nelle sedi deputate (come il corso appunto, dove le non primipare accennavano la loro esperienza passata senza però svelare troppo), ma ovunque.

Ora mi chiedo: cosa spinge una donna che ha partorito magari 70 anni fa a raccontare la propria esperienza, corredata da tutti i dettagli più scabrosi, a una donna, come lei, che sta per partorire, e questa condizione, diciamo è piuttosto visibile.

Qual'è lo scopo? TERRORIZZARE???

Eppure non c'è storia, mi sono sorbita racconti di tutti i generi: ginecologi che saltano sulla pancia della partoriente per far scendere il bimbo, madri in travaglio che mordono le infermiere, ostetriche maltrattanti, figli che nascono dai piedi, strappi vari, ricuciture e ricami vari ( ma con che punto scusi!) e postumi.
A questi racconti io deglutivo, e annuivo in silenzio, poi spesso ripensando e fantasticandoci la sera piangevo.

Quello che mi colpiva era che dopo tutti quei dettagli, forse vedendo la mia faccia che lentamente sbiancava, tutti terminavano con questa frase: "Ma dai, siamo così tanti nel mondo e in fondo siamo tutti nati da lì".
Non so a voi ma a me questa frase non mi ha mai consolato un gran chè.

Ora dopo un anno dal MIO PARTO, mamma anche io, una spiegazione a questo fenomeno e a questa irresistibile necessità di raccontare me la sono data.
Il parto è davvero un'esperienza INIMMAGINABILE per le sensazioni estreme, per la forza e l'istinto che scatena, per la parte primordiale che risveglia, per lo stupore e la consapevolezza che porta. Forse è così sconvolgente che le mamme hanno bisogno di uno spazio per rielaborarlo, anche attraverso le parole.
Per riprendere la vita reale e andare avanti nella nuova veste c'è bisogno di collocare quest'evento in una scatolina nel cervello con un'etichetta precisa che è diversa per ognuno di noi. Questo è il punto chiave: per ognuno di noi è DIVERSA.

Forse per questo è importante e necessario parlare e raccontare, anche in tempi diversi, di questa esperienza, perchè ogni volta che si ripete il racconto, un po' si rivive l'esperienza e la si ri-inscatola con uno sguardo diverso.
Forse è per questo che vedere una panciona scatena questa valanga di racconti.

E allora che fare???

Parlarne, ma guardare e scegliere con cura il destinatario del racconto.

D'elezione l'ostetrica di fiducia, le amiche che hanno già partorito, il compagno, la nostra mamma. Da evitare, PLEASE; le pancione e chi ancora il parto lo ha solo nei sogni.

7 commenti:

  1. ...si potrebbe scrivere un libro su questo argomento!!
    poi ci sono anche quelle che "il parto è una passeggiata" e partoriscono praticamente con uno sternuto!! mah!

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  2. capitava la stesa cosa anche a me... mi vedevano con il pancione e mi raccontavano di bambini che nascevano sofferenti, di complicanze assurde ... scene da mattatoio...
    semplicemente io mi incavolavo come una biscia... facevo finta di niente e quando ero sola e soletta le mandavo tutte a prendersi una sana purga...
    il guaio è che è qualcosa che certe persone hanno nel dna...
    adesso che ho la bimba e che è sana (tranne il raffreddore e sim), ogni minima occasione da adito a ... elucubrazioni del tipo ... un colpo di tosse... ha la pertosse, ha la febbre.... hai sentito della meningite... e via dicendo...
    proprio non sanno dove stia di casa la delicatezza...
    ok il parto è una esperienza unica, ma prendendo a prestito una frase dal cartoon della disney "bamby" ... "se non hai niente di carino da dire... stai zitto!!!" e questa dovrebbe essere una legge... soprattutto quando ci si rivolge a persone che come le donne in gravidanza sono più emotive...

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  3. Ciao Mammolina, ho letto il tuo post con le lacrime agli occhi.... dalle risate!!!!!!
    Vero, ci siamo passate tutte dao racconti del terrore (a proposito, il racconto è il tuo futuro, cercati una buona casa editrice)....
    Io sono stata fortunata, niente orrori tra le mie amiche, ma soprattutto, un lungo internato in clinica ostetrica, che mi ha dato la giusta misura di ciò che mi aspettava...
    però su una cosa sono assolutamente d'accordo: dopo che ci sei passata non puoi fare a meno di raccontarlo.... magari evitando i dettagli da Grand Guignol!!!!!!!

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  4. Chi mi conosce sa che il parto è il mio grande terrore.....
    Non vi dico quante volte mi sono dovuta sorbire i racconti da film dell'orrore di tante donne. Non si risparmiano nei dettagli nemmeno ora che sono incinta! Ma dico: qualcuno te l'ha chiesto!?
    Io mi sono ripromessa di non ascoltare nessuna e di pensare solo al mio parto e pensare che nadrà bene. Ma a volte non è facile. Non c'è nessun tatto da parte di certe persone!
    Può darsi che il io parto sarà un disastro e ne uscirò devastata ma non mi sognerei mai di raccontarlo a una donna incinta. In quei 9 mesi si hanno lo stesso un sacco di ansie perchè aggiungerne altre in modo gratuito?

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  5. io non sopporto davvero chi cerca di terrorizzare le donne incinta con frasi tipo "Vedrai cosa ti aspetta" "Goditi questi momenti che dopo..."ecc.
    ma insomma se il parto fosse così terribile nessuno vorrebbe avere figli...inoltre oggi siamo avvantaggiate...pensate alle nostre povere nonne che dovevano fare tutto da sole...oggi, tra visite, corsi, libri, anestesie, cesarei ecc. il parto non sarà una passeggiata ma almeno siamo preparate...
    la mia mamma, della quale mi fido ciecamente, mi ha detto che le coliche renali sono molto peggio delle contrazioni...quindi...
    io prometto che tra un paio di settimane, quando partorirò, cercherò di essere coraggiosa e di affrontare il momento in modo positivo...e di non spaventare tutte le future mammine!

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  6. E' proprio vero!! A volte sembra che i racconti del parto, passino per la mente di Quentin Tarantino!!!
    Però nel mio caso, nonostante la strizza che mi trasmettevano, non potevo farne a meno!! Peggio di una droga...
    Avevo fatto anch'io un sacco di corsi, letto libri e via dicendo. Pensavo, nella mia presunzione di donna gravida e informata, che non c'era più nulla da sapere!!
    Invece, alla prima contrazione, ansia, nausea, fifa tremenda che mi ha tenuto sul wc per un paio d'ore!!!
    Quando mi chiedono dei miei parti, io non mento, ma nemmeno ci ricamo sopra. Dico semplicemente, che le cose belle generalmente vanno guadagnate. Io ho partorito naturalmente, 2 colossi!! Il primo pesava 4.200 Kg, il secondo 4.830 Kg... il dolore c'è, ma è soggettivo. Poi aggiungo che, io sono una fifona cronica, sto male solo all'idea di dover andare dal dentista, o all'idea di un attacco di colite, ma vorrei fare il terzo!!!

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  7. Hahaha, bellissimo questo post... E quanti ricordi!
    Per fortuna, in mezzo a tutti questi racconti thrilling, c'è stato anche quello di mia nonna, 92 anni molto ben portati (a parte che è sorda come una campana) 6, dico SEI figli. Nati in casa, come usava all'epoca.
    "Col primo ho un po' penato" (Un po'!? Tra prodromi, travaglio e parto ci ha messo tipo 4 giorni, ma lo ha sempre detto con noncuranza), ma con gli altri me la sono cavata in 3 o 4 ore. Pure con tuo padre (n.d.a.: pesava 6.850) ho fatto presto presto. Alla Marina Grande di Sorrento dovevamo lasciare la porta aperta, venivano tutti a vederlo manco fosse il Bambinello."
    Tutto questo narrato in sorrentino stretto (ma avendolo nel DNA ho compreso). Guardandomi la pancia, poi, mi fa: "Eh, se questo non è come tuo padre ci va vicino!" Io nel frattempo, mi davo una sentita grattata. Però, devo ammetterlo, quando mi son trovata "sul fatto" (il racconto della nascita di Diego è uno dei miei primi post) mi è venuta in mente, la nonna.
    E mi son fatta una risata, ripensando ai Re Magi che andavano a vedere il Bambinello =))

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